Galline: anche per le mie amiche di terracotta felicità fa rima con libertà... di sognare

Entrando per la prima volta nello studio di Francesca Pastore,al cospetto delle cento galline, ho subito sentito un senso di familiarità: è senza dubbio un bel gruppo di galline sane, tutte belle e impettite, dalle creste e dai bei bargigli rossi. Molti sono i punti in comune tra il mio lavoro ed il processo creativo di Francesca, come molte sono le similitudini tra le sue galline in terracotta e le mie in carne, ossa e piume.
La fatica di Francesca molto richiama il mio quotidiano, il cui risultato è la bellezza delle galline e delle loro piume, simbolo di salute e segno, al contempo, di una profonda conoscenza degli aspetti tecnici derivata dal grande e costante
impegno per la loro cura fin nei dettagli. La prima cosa che ho notato, guardando le opere di Francesca, sono stati gli occhi: occhi che diventano sguardi, elemento che
rende l’animale un essere vivente caratterizzato da una sua individualità e vita propria. Occhi simili ma tutti diversi. Come la prima volta che ho accolto le mie prime galline, dai loro sguardi mi sono reso conto che avevo a che fare
con esseri senzienti; esseri che avrebbero preteso da me non solo le cure materiali, ma anche il rispetto dovuto alla vita. Guardandole di colpo hanno modificato il mio approccio verso di loro: la concentrazione sul calcolo dei costi ed i ricavi è passata in secondo piano, dovevo adoperarmi al massimo per il loro benessere! Le mie galline sono tante, apparentemente tutte uguali ma, ad uno sguardo più attento, ognuna ha la sua individualità.
Chi tutti i giorni vive con loro non può ignorare le loro caratteristiche fisiche e caratteriali, i punti di forza e quelli di debolezza, tutte sorelle con caratteristiche specifiche che, seppur uniformi, in ogni esemplare predominano alcuni istinti invece di altri, proprio come succede passeggiandora le galline di terracotta. Come con le galline vere i dettagli si apprezzano approfondendone la conoscenza,
allo stesso modo le galline di terracotta riescono a trasmettere la propria unicità con una approfondita e ripetuta visione: il gruppo delle galline di Francesca è unico e particolarissimo nel suo genere, ognuna di esse esprime la sua individualità attraverso la propria pancia sulla quale è illustrato un sogno; ciò genera una grande attenzione verso ognuna di esse, proprio la stessa attenzione che rivolgo ai miei animali ogni volta che entro nel loro ricovero. La sera, al tramonto o già prima, alcune di loro rientrano subito, altre temporeggiano, come quelle di Francesca che sognano la luna. Percepiscono il tramonto prima che avvenga,
come alcune percepiscono il terremoto prima che gli umani vengano travolti dalla sua forza distruttiva. Rientrano nel loro ricovero con precisione estrema, ogni giorno: la natura non consente errori; tutto riconduce al loro ritmo biologico sempre uguale a sè stesso, dimostrando l’esigenza di una vita regolata e regolare, quella dettata dalla natura e che noi umani a caro prezzo abbiamo snaturato. Il sogno delle galline di terracotta è illustrato nella loro “pancia”, la “pancia” delle mie è più evidente al momento del loro pascolo all’aperto; infatti, all’alba, dopo una notte di riposo nel ricovero al riparo dei predatori, non escono tutte insieme in fila a razzolare sul soffice prato dello spazio aperto comportandosi in modo uniforme ma, come le galline di Francesca, ognuna vive il proprio sogno e, subito,
con evidente desiderio, alcune rimangono ferme davanti agli uscioli a godere i tepori dell’alba, come avessero sognato il sole, altre sognano la frescura cercando l’ombra, ancora si tuffano a fare il bagno di sabbia e giocano tra di loro, proprio come se avessero sognato il mare, come poi avessero sognato una doccia, alcune stanno beate sotto la pioggia, osservate al riparo da quelle che la odianoe non escono finchè non è spiovuto, c’è poi chi si lancia in un volo dopo aver probabilmente sognato l’arcobaleno o orizzonti liberi. La natura è riconoscente: ciò che si cura con amore, anche se richiede impegno e lavoro, ho constatato con mio grande stupore, restituisce sempre altrettanto.
Schierate, tutte allineate nello studio di Francesca, le galline ricordano gli animali nel ricovero: apparentemente statiche. Una staticità che nasconde la loro dinamicità, perchè ognuna ha il proprio messaggio nascosto, proprio come ogni gallina ha il suo proprio carattere.
Come allevatore sono entusiasta dell’opera di Francesca perchè la raffigurazione stilizzata della gallina trasmette l’idea dell’animale non quello che appare ma quello che è, rendendola realistica nella sua apparente semplicità.

Pier Francesco Pennazzi

Francesca Pastore: francescapastore3000@gmail.com

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